Il colle di Tuvixeddu è uno dei sette colli della città di Cagliari, sul quale giace la più grande necropoli fenicio-punica del Mediterraneo. Il nome vuol dire letteralmente piccolo foro, e lo si deve proprio alla presenza di centinaia e centinaia di tombe e camere funerarie presenti sul colle.
I primi a costruire le proprie tombe in quest'area furono i Cartaginesi tra il VI ed il III secolo a.C., seguiti poi dai Romani. Sono stati numerosi i ritrovamenti di utensili, anfore, ampolle contenenti essenze, amuleti, monili portafortuna e gioielli: i reperti sono tutti conservati presso il Museo Archeologico di Cagliari, ma la maggior parte purtroppo sono stati trafugati o permangono ancora all'interno delle camere funerarie.
La maggior parte delle tombe è caratterizzata da tombe ad arcosolio, tipiche ad esempio delle catacombe, composte da una tomba chiusa da una lastra di marmo posta al centro di una nicchia dominata da un arco a tutto sesto. Le pareti sono spesso affrescate con pitture, che avevano il compito di proteggere la tomba e il defunto da profanazioni e dagli spiriti maligni (compito apotropaico). Tra le tombe puniche invece, le più celebri sono la Tomba dell'Ureo, la Tomba del Combattente, che presentato tutt'ora decorazioni ottimamente conservate, e la Tomba del Sid, con la raffigurazione dello stesso dio Cartaginese. Inoltre, in numerose tombe puniche compare spesso anche la figura della dea Tanit, la dea più importante per i Cartaginesi.
Nel corso degli anni il degrado e le necessità, hanno modificato la destinazione d'uso primario delle tombe, che durante la grande guerra servivano da rifugio durante i bombardamenti, per poi divenire a conflitto terminato, dimora degli sfollati e dei senzatetto. In alcune tombe, questo stato di degrado è purtroppo ancora oggi ben visibile.
Oltre ai motivi legati alla guerra, il colle di Tuvixeddu è stato letteralmente vittima di scempi e saccheggi per motivi puramente economici. Ne sono chiaro esempio l'utilizzo di parte del colle come cava, che ha causato la distruzione di numerose tombe. Attualmente, negli spazi dell'ex cementeria vanno ultimandosi i lavori per la costruzione di una serie di palazzi. Già nei decenni passati però, l'urbanizzazione della via Sant'Avendrace ha deturpato il colle nascondendo e distruggendo ulteriori tombe, cancellandone ogni traccia. In quest'ultima zona è fortunatamente sopravvissuta alla storia, la famosa tomba denominata Grotta della Vipera, risalente al II secolo.
La maggior parte delle tombe è ancora visibile nella parte più alta del colle e si spera che vengano ben presto messe sotto tutela e valorizzate, in modo da renderle fruibili per la collettività.